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1901: l'anno della prima trasmissione radio
Dall'uso civile all'intrattenimento
Oggi sembra tutto scontato. Si entra in macchina, si schiaccia un bottone e parte la musica. Pare normale, ma se ci si pensa è sconvolgente. La musica viene dall'aria; è nell'aria o, più precisamente, nello spazio occupato dall'aria. Lo spazio infatti è diventato una specie di brodo fitto delle onde più varie che veicolano segnali di diversa natura. Nel XIX secolo l'invenzione del telegrafo aveva abituato la gente all'idea che i suoni potessero essere inviati attraverso un filo. Questo era ancora abbastanza comprensibile: il suono si muoveva attraverso il filo. Ma che il suono potesse propagarsi nell'aria, attraverso qualcosa di intangibile, sembrava una questione non tanto fisica, quanto metafisica. Questa straordinaria invenzione "la telegrafia" che è alla base dell'invenzione della radio, fu un successo del suo stesso inventore Guglielmo Marconi. Verso la fine del XIX, molte delle migliori menti dell'epoca erano impegnate a escogitare un modo per mandare messaggi attraverso le onde elettromagnetiche. Sembrava improbabile che chi ci sarebbe riuscito sarebbe stato un volonteroso e sognatore giovanotto italiano, poco più che ventenne, che era stato respinto dall'Università di Bologna. Marconi aveva cominciato a interessarsi alla comunicazione senza fili intorno al 1894, circa trent'anni dopo che lo scienziato scozzese James Clerk Maxwell aveva descritto le onde elettromagnetiche come quella entità fisica associata alla propagazione di variazioni dei campi elettrico e magnetico: la luce non era che un particolare tipo di onda elettromagnetica, e tutte le altre onde viaggiavano alla sua stessa velocità. Maxwell aveva anche affermato che la luce non era l'unico tipo di radiazione elettromagnetica riproducibile in laboratorio. Intorno al 1888 il fisico tedesco Heinrich Hertz aveva infatti provato l'esistenza delle onde di Maxwell e sperimentato la loro capacità di trasmissione, dimostrando che una scintilla creata all'interno di un apposito strumento poteva produrre un'altra scintilla più debole in uno strumento identico al primo, situato a un metro e mezzo di distanza. Come molti altri, Marconi capì che l'esperimento di Hertz aveva preparato la strada alla telegrafia senza fili. Gli altri scienziati erano interessati più che altro all'aspetto teorico delle onde elettromagnetiche, alla loro natura e al modo in cui si inserivano nel panorama delle teorie fisiche dell'epoca, Marconi era invece volto verso le apllicazioni pratiche. Ma fu nel 1901 che egli compì la sua impresa più sensazionale: la trasmissione di segnali radio dalla Cornovaglia, in Inghilterra, a una stazione ricevente situata vicino a St. John's, nell'isola canadese di Terranova. All'età di 27 anni Marconi, ormai ricco e famoso, aveva dato inizio all'era della radio. Quei primi tempi di radio assomigliarono per certi aspetti all'odierna rivoluzione del computer e di Internet. Marconi non fu l'unico di questa schiera di pionieri a diventare ricco. A lui non interessava la radio concepita come mezzo di intrattenimento, perché vedeva la sua scoperta primariamente come un mezzo di comunicazione. Uno dei primi che si interessarono all'impiego della radio come mezzo di intrattenimento, invece, fu un giovane immigrato di nome David Sarnoff, che nel 1907 venne assunto come impiegato all'American Marconi di New York e, lavorando diligentemente, fece presto carriera. Fu lui che, nel 1916, propose la costruzione dell'apparecchio radio, o radio music box, come lo chiamò lui stesso, uno strumento pensato per trovare posto in tutte le case. Dieci anni dopo guidò la fondazione della NBC e nel 1930 divenne presidente della RCA (Radio Corporation of America).
Era iniziata l'era della radio come mass medium.  
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Davide Renzi