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La Radio di Aldo Fabrizi
le gags di un mito della comicità
Aldo Fabrizi grandissimo autore e comico romano, è prima di tutto postino, "fruttarolo", vetturino, tipografo... un uomo dal grande bagaglio di umanità e romanità , che non abbandonò mai in tutta la sua lunga carriera, ma anzi esaltò fino alla massima espressione creativa. A. Fabrizi creava dalla sua grande cucina-studio di via Arezzo a Roma , e, aveva l'abitudine, quasi un ossessione, di scrivere e riscrivere continuamente testi, gag, monologhi e canzoni, ripetendo e "strascicando" le parole tra le labbra per apprezzarne i suoni. Un attenzione alla parola che gli ha procurato un grande appeal radiofonico, e, che è riproposto in questo esclusivo documento, il N° 10 della collezione di Via Asiago, 10 - Twilight music. Il ricordo di Cielo nipote di Aldo Fabrizi: Aveva sempre poca voglia di parlare, non era un chiacchierone o forse non lo era in famiglia. Fatto sta che lo ricordo quasi sempre seduto, un pò imbronciato e assorto nello scrivere in quella sua grande e colorata e accogliente cucina utilizzata come studio, come fucina creativa e da lui preferita di gran lunga alle due fredde sale adibite già  a tale uso e in realtà  relegate alla funzione di archivio e magazzino. Scriveva versi cercando accuratamente la parola, sillabandola, facendola risuonare come un tuono, più spesso biascicandola ripetuta come flusso di suono. Ne cercava il ritmo, la pertinenza e l'eco, la gustava si può dire, come per assaporarne l'essenza, come per saggiarne il grado di digeribilità . Fermava, nero su bianco, il ricordo disperato di quell'odore, di quel sapore, di quel suono, di quegli elementi semplici, unici e non più rintracciabili della sua infanzia passata in una Roma che cominciò a sparire velocemente, troppo velocemente, a partire dagli sventramenti urbani del centro storico durante il ventennio. Ma scriveva anche dialoghi e macchiette con un ritmo a cavalcata dopo essersi calato, grande e grosso e magari in pigiama, in immaginarie situazioni che traendo spunto dal quotidiano di tutti noi seguivano traiettorie grottesche arrivando a sfiorare l'assurdo. Ed erano scene di qui pro quo e di comica incomunicabilità  che sottolineavano, a più spinto, come potevano essere inadeguate la schiettezza e la popolanità  in un mondo, e in una Roma, che ormai guardavano altrove. La sua voce era grossa quanto il suo corpo, spessa, grassa e calda e, unita agli occhi di brace che non finivano mai di scrutare e che mai si posavano sulle cose senza cercare di capire e conoscere, facevano di lui, ai miei occhi, un nonno diverso, difficile, da sfida. E ascoltarlo alla radio, bambina negli anni Settanta, e unire la mia risata a quella degli altri, mi ingiungeva di coniugare il nonno che potevo toccare, lento, silenzioso, imbronciato e spesso seduto, con l'Aldo Fabrizi comico potente, ammirato da tutti e veicolato dal tubo catodico in bianco e nero della TV o dalle onde elettromagnetiche della radio. Per anni poi, dopo la sua morte, ordinando il suo materiale, sterminato, imprevedibile, interessante, mi sembrò di riascoltare la sua voce che diceva, leggeva, declamava, sussurrava, strillava poesie appena abbozzate e mai concluse, considerazioni senza peli sulla lingua, propositi e raccomandazioni o semplicemente la lista della spesa e ho continuato a ridere e commuovermi. Bella questa iniziativa dell'Audioteca RAI e della Twilight Music che ripropone il piglio, l'autoralità  e l'animo di un uomo la cui voce narrante era un tutt'uno con la bocca degustante, come il corpo scenico un corpo contenitore.
Cielo Pessione Fabrizi  
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